ANNO 25 n° 88
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Domani udienza al tribunale del Riesame
Per le tre donne della famiglia Cherubini; prosegue intanto la caccia ai tre latitanti

VITERBO – E’ prevista per domani l’udienza al Riesame per le donne della famiglia Cherubini: le sorelle Simona e Santina e la madre Maria Teresa Bartolacci, tutte assistite dall’avvocato Marco Russo, e finite in carcere all’alba del 25 giugno scorso nell’ambito del maxi blitz antidroga che ha portato all’arresto di altre sessantuno persone. (All’appello mancano ancora tre pusher romani).

Sin dall’inizio, il legale viterbese ha avuto ben chiara la sua linea difensiva. “Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzie e non ho alcun dubbio sul ricorsa al Riesame, cui presenterò istanza di scarcerazione”. Così Russo, poche ore dopo l’interrogatorio per rogatoria nella casa circondariale di Civitavecchia, e così è stato.

Ha mantenuto il riserbo, tuttavia, sulle motivazioni del ricorso perché “ci sto lavorando”.

Quanto agli uomini della famiglia Cherubini, Giuseppe (ai domiciliari per motivi di salute) e il figlio Oliviero, per il momento non sono state presentate istanze. L’avvocato Roberto Alabiso, infatti, aveva detto chiaro e tondo che non avrebbe avanzato alcuna richiesta. Anche perché ci sono 607 pagine di ordinanza da studiare prima di pianificare la strategia difensiva.

Nel frattempo, sull’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Floro Sinatora per il carabiniere Paolo Conio, il sostituto Renzo Petroselli ha dato parere negativo e, adesso, l’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari Salvatore Fanti.

Il legale sostiene che per il suo assistito non sussistano le esigenze di custodia cautelare, “i fatti si riferiscono a diversi mesi fa e non c’è il rischio di inquinamento delle prove”. E, inoltre, “nelle intercettazioni si fa confusione con il fratello Alessandro (arrestato anche lui durante la retata dell’Arma, ndr)”. Sinatora ne è convinto, tant'è che ieri ha presentato ricorso al Riesame, impugnando l'ordinanza spiccata dalla procura.

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