ANNO 25 n° 115
Egidi: ''Mi ricandido alla segreteria''
''Il partito deve saper compiere un salto di qualità culturale e programmatico''

VITERBO – (b.m.) ''Credo, anzi sono quasi certo che mi ricandiderò alla segreteria del Pd. Ho ricevuto varie sollecitazioni in questo senso. Del resto, coloro che dopo il risultato delle politiche e delle regionali dello scorso febbraio avevano invocato un radicale ricambio della classe dirigente annunciando le loro dimissioni ci hanno ripensato. Solo Alessandro Dinelli lo ha fatto''. Così Andrea Egidi, segretario provinciale del Pd, vicinissimo a Ugo Sposetti – ''ma non fazioso'' precisa -, mentre si accinge a partecipare alla direzione del partito.

Egidi è un po' come Ken Saro-Wiwa, il poeta nigeriano e condottiero misconosciuto che seppe farsi promotore delle rivendicazioni della propria etnia, gli Ogoni, battendosi contro il saccheggio del petrolio del Delta del Niger da parte delle multinazionali. Ma la sua opera è stata dimentica, o meglio occultata dal mondo occidentale. Anche Egidi ha guidato la sua ''etnia politica'', il Pd, alla storica conquista del Comune di Viterbo. Ma il suo ruolo è stato generalmente sottaciuto, eclissato. Invece, sarebbe stato colpito a pallettoni, flagellato, esposto alla pubblica gogna, gli avrebbero cosparso di cenere e fatto indossare il cilicio qualora il centrosinistra avesse perso per l’ennesima volta le comunali.

Cosa deciderà la direzione provinciale?

''Ci riuniamo per analizzare i risultati elettorali e, soprattutto, avvieremo una piccola ma significativa rivoluzione copernicana''.

In cosa consiste?

''L’attuale direzione, su mia proposta, verrà ampliamente azzerata. Oltre a me, resteranno in carica solo Pierluigi Bianchi (organizzazione), Maurizio Palozzi (coordinatore della segreteria), Lina Novelli (enti locali), Daniela Boltrini (movimento femminile). Ci saranno due giovani innesti: Manuela Benedetti ed Emanuele Trevi. E poi una decina di facce nuove, in rappresentanza delle realtà più importanti del territorio. Un organismo di 16-18 persone al massimo''.

Qual è lo scopo della rivoluzione copernicana?

''Vogliamo iniziare a porre le basi per garantire al partito una nuova classe dirigente. Entro l’anno celebreremo i congressi. A livello nazionale ci potremo anche dividere sui vari candidati alla segreteria, ma qui spero di coagulare intorno alla mia candidatura il meglio del partito, senza guardare troppo alle appartenenze. Le ho già detto che io non sono fazioso, quindi punterò con decisione a una soluzione unitaria, aperta al contributo di tutti e con molte novità. Non solo anagrafiche''.

Questo può bastare a far diventare calda la fusione a freddo da cui è scaturito il Pd?

''No. I problemi veri sono molto più profondi e duri da risolvere. Un grande partito come il Pd deve fare un grosso salto di qualità. Deve ritrovare la capacità progettuale. Il cambiamento che ci serve è in primo luogo culturale. Dobbiamo inventare un nuovo modo di porci nei confronti della Regione Lazio e del governo centrale. E dobbiamo ipotizzare un nuovo ed incisivo modello di sviluppo per il viterbese. Siamo ancora fermi ai progetti della cosiddetta 'Vertenza Alto Lazio'. Molti punti di quel vasto programma sono stati definitivamente archiviati ed altri sono superati. Non possiamo più navigare a vista, campare alla giornata. Serve una strategia nuova. In questo è stato molto bravo il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini, che si è presentato ai viterbesi con la ‘lista della spesa’ in mano: arsenico, occupazione, centro storico, terme, tagli agli sprechi, il capoluogo punto di riferimento per un intero territorio che vada oltre l’ambito provinciale. Ecco noi, su scala più ampia, dobbiamo fare lo stesso lavoro''.

Quando prendere la 'rincorsa' per compiere il salto di qualità?

''Prima della convocazione del congresso provinciale convocherò gli stati generali del partito per iniziare a discutere una nuova piattaforma programmatica. Confido che anche i sindacati, gli imprenditori, l’Università della Tuscia vogliano dare il loro contributo. Del resto, le strade da seguire sono già delineate: turismo, ambiente, agroalimentare, artigianato, distretto ceramico di Civita Castellana, trasporti, infrastrutture. Penso anche allo sfruttamento dell’immenso patrimonio immobiliare pubblico, a rendere produttive le tante, forse troppe, servitù che gravano sul territorio. Il filo conduttore della nuova piattaforma programmatica, a mio avviso, dovrà essere la lotta alla più grave piaga che affligge il viterbese: l’occupazione giovanile''.

Un’ultima domanda: qual è stato il ''segreto'' della conquista del comune di Viterbo?

''Io l’ho definita una vittoria da ‘manuale politico’: allargare il campo della coalizione per spostare gli interessi della città nel fronte del centrosinistra. E’ stato un lavoro lungo e difficile, costruito su un percorso faticoso: le primarie, la partecipazione di Michelini, l’accordo con Sel, la formazione di una lista Pd di prim’ordine, le liste civiche. E poi, al ballottaggio, l’accordo con Viva Viterbo. Inoltre, tutti insieme, abbiamo proposto ai viterbesi un programma credibile e attuabile. Ora dobbiamo sostenere con tutte le forze l’amministrazione affinché venga realizzato. Confido che ci riusciremo''.




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