ANNO 25 n° 89
Siamo entrati (in punta di piedi)
ne ''La vita silenziosa delle cose''
L'8 dicembre a Palazzo dei priori l'inaugurazione della mostra d'arte

VITERBO – Si entra e sembra di stare da un'altra parte. I pannelli e le luci e le cornici, e poi naturalmente i quadri. Quaranta, di ogni epoca, dal quattrocento ad oggi. Tutte nature morte, tutti incredibilmente vivi. La sala Regia di Palazzo dei priori torna ad essere una scatola magica, forziere non di bottini pirateschi (a rubare, trafugare, falsificare, contrabbandare capolavori ci pensano già abbastanza altrove, vedi in Siria) ma di tesori artistici.

 

E' il terzo anno consecutivo che accade questo prodigio: dopo la doppietta di Sebastiano Del Piombo (La Pietà e La Flagellazione: cose nostre, ora rientrate al museo civico ma destinate a tornare ancora qui, però sotto i portici, nel progetto di riqualificazione dell'amministrazione Michelini), e il Sacro e Profano di un anno fa, ecco La vita silenziosa delle cose.

 

Mostra curata da Simone Facchinetti, organizzata da Anonima Talenti, e voluta, fortemente voluta, dal Comune, assessore ai Grandi Eventi Giacomo Barelli e assessore alla Cultura Tonino Delli Iaconi in testa. Parentesi: questa roba qua è stata esposta a Palazzo Isimbardi di Milano fino al 30 novembre scorso, piazzata lì da quel vulcano di idee che risponde al nome e alla dialettica di Vittorio Sgarbi.

 

E proprio una frase del Gran Ferrarese (immaginiamo però che non sia la celebre ''Capra, capra, capra''), si apre il percorso espositivo, salendo dalla scalinata del cortile interno di Palazzo dei priori. Lo stesso Sgarbi sarà l'ospite d'onore – ma conoscendo il tipo, qualcosa di molto di più - martedì 8 dicembre alle ore 12 per l'inaugurazione.

 

Nell'attesa del dì di festa, Viterbonews24 si è fatto un giro in anteprima nella mostra, mentre i tecnici e gli operai davano gli ultimi ritocchi (quel labor limae indispensabile). L'allestimento è intelligente, con le opere esposte per ordine cronologico: le più antiche (Rinascimento) all'ingresso in sala della Carrozza, e poi via via le altre in sala Regia, fino ad arrivare al Contemporaneo. L'allestimento è anche un investimento – e si perdoni il calembour – visto che il Comune lo ha comprato, e potrà riutlizzarlo per i prossimi eventi. L'allestimento è in fine di una bellezza essenziale, che rispetta anche la cornice sontuosa degli affreschi delle sale storiche. La Regia è diventata un percorso, un rettangolo più piccolo dentro uno più grande, quadri su tutti i lati, conditi da citazioni acconce (da Caravaggio allo stesso Sgarbi...). Spiccano i Baschenis, due, i Nani, due, naturalmente lo strepitoso Depero che sarebbe piaciuto tanto anche all'Avvocato Agnelli. Ma i quadri non si raccontano: si osservano, si guardano, semmai si leggono. Ci si imbeve delle loro forme e dei loro colori: sì, colori, perché una natura morta non dev'essere per forza anche tetra, e per conferma si veda ad esempio il qui presente Tavola imbandita con astice, ostriche, frutti, bicchieti e un liuto di Andrea Benedetti.

 

Qui una carrellata di immagini della nostra ''intrusione''.

 

Poi, dall'8 dicembre e fino al 30 gennaio, porte aperte a chi pagherà il biglietto: 5 euro intero, con riduzioni ampie e abbondanti per diverse categorie. E la vita delle cose sarà pure silenziosa, ma l'arte magari riuscirà a provocare qualche boato nelle coscienze. Vedi alla voce ''emozioni''.




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