ANNO 25 n° 88
''Viterbese, insieme per la Lega Pro''
Il presidente Vincenzo Camilli traccia un primo bilancio della stagione:
''Lotteremo fino alla fine per la promozione, e faremo di tutto per coinvolgere il pubblico''

VITERBO – Da lassù la visuale è diversa. Si guarda verso l'orizzonte con l'aria buona nei polmoni e una prospettiva più ampia. Seppur a pari merito con il Rieti, la Viterbese è tornata alla guida della classifica del girone G della serie D, e se c'è riuscita non è certo per caso. Punto su punto, i leoni si sono meritati con fatica ogni vittoria. Vincenzo Camilli, presidente della Viterbese Castrense, insieme alla sua famiglia – il padre, patron Piero, e il fratello Luciano – va considerato l'artefice della rinascita gialloblu. Ha all'attivo un campionato d'Eccellenza vinto dopo soli 10 mesi dal suo arrivo a Viterbo e adesso sta tentando con ogni mezzo di riportare i colori gialloblu tra i Pro, dopo un anno di transizione in cui la serie C è sfuggita per un soffio. A metà stagione, il numero uno gialloblu traccia un primo bilancio.

 

Come va lassù in vetta, presidente?

 

''Bene, decisamente bene, anche perché da quando stiamo in serie D quest'anno è la prima volta che siamo in vetta, prima di Natale insieme ad altre tre squadre e ora solo con il Rieti. Abbiamo fatto fin qui un ottimo cammino, sono soddisfatto, il primato è arrivato a gennaio dopo una partenza negativa. Questa estate pensavamo di aver comprato una Ferrari, e invece ci siamo ritrovati una squadra non pronta a vincere campionato, non sotto l'aspetto tecnico, indiscutibile, ma sotto il profilo del sacrifico, della dedizione, della capacità di essere leader in campo e di creare un gruppo solido. Tutte componenti che sono essenziali e che mancavano. Siamo stati fortunati, ma anche bravi, a stravolgere la squadra, che adesso è forte e pronta a vincere''.

 

Quelli bravi dicono che non sia giusto sottovalutare l'outsider Rieti, oggi primo in coabitazione con i gialloblu, ma che comunque alla fine il campionato sarà una sfida a due tra Viterbese e Grosseto. Che ne pensa?

 

''Quest'anno rispetto alla scorsa stagione ci sono più squadre forti. Del Rieti spesso si è detto che sono stati fortunati, ma se sono lì insieme a noi qualcosa di importante c'è. E poi si sono rinforzati. Però credo che alla fine sì, la vittoria finale se la giocheranno Viterbese e Grosseto, che sono le due squadre con un più alto tasso di qualità tecnica''.

 

Gli sforzi della società si vedono tutti: la squadra finalmente gira. Bisogno reale non ce n'è, ma crede che arriverà qualche altro giocatore dal mercato invernale dei professionisti?

 

''No, non prendiamo nessuno. Non ci serve. Un anno fa a dicembre abbiamo commesso l'errore di prendere troppi giocatori, molti dei quali erano anche bravi ma non hanno trovato spazio e sono finiti in panchina. La Viterbese è al completo, con una quindicina di over che possono giocare tutti titolari e con un buon gruppo di under. Per quanto riguarda i giovani, devo dire che Alessandro Luci in estate ha fatto un buon lavoro. Prendere altri giocatori adesso non avrebbe senso''.

 

Da quest'anno in casa gialloblu c'è anche la novità del marketing, con le magliette nuove di zecca e la possibilità per chiunque di acquistare il materiale ufficiale della squadra.

 

''Rientra tutto in una politica di promozione ben precisa: facciamo la serie D, ma stiamo dando alla Viterbese una mentalità professionistica, sia per quanto concerne la dirigenza sia sotto tutti gli altri aspetti. Per fare la Lega Pro devi essere preparato dall'inizio. Paradossalmente la serie D può rappresentare anche un bene, perché ti consente una programmazione dal basso''.

 

Sono in programma operazioni simpatia, magari nelle scuole o in altri contesti sociali, per avvicinare la squadra alla città?

 

''Sì, se ne sta occupando il direttore generale Massimo Racioppa, che sta facendo un buon lavoro in questa direzione''.

 

Con il Comune di Viterbo i rapporto come sono?

 

''Buoni''.

 

La nota dolente, purtroppo, è il pubblico, ancora un po’ troppo scarso sugli spalti del Rocchi.

 

''E' una nota dolente, ma ci sono tanti aspetti da valutare. In primo luogo, oggi il calo di tifosi allo stadio lo si registra ovunque, basta guardare gli spalti durante le partite di serie A o di serie C. I paganti sono sempre di meno, anche se è logico che per una società che investe più pubblico hai e meglio è. I fallimenti passati della Viterbese, inoltre, hanno deluso un ambiente che ancora disamorato. In questo Viterbo è una città un po' fredda, ci vuole tempo. Serve una scintilla che rinsaldi il legame tra la gente e la squadra. Posso dire che noi da parte nostra ce la stiamo mettendo tutta''.

 

La scintilla potrebbe essere la vittoria del campionato e il ritorno della Viterbese tra i professionisti

 

''Speriamo, l’obiettivo è quello (con tutti gli scongiuri e i gesti apotropaici del caso, ndr)''.

 

Stando sulla stretta attualità calcistica, lei che di allenatori ne ha visti passare parecchi, che ne pensa di Federico Nofri?

 

''A Grosseto negli anni in cui c'è stata la mia famiglia di mister ne abbiamo conosciuti molti, alcuni più apprezzati, altri meno. Per fare alcuni nomi, Sarri, Allegri e Pioli, oggi tra i più quotati in serie A. Federico Nofri devo dire che mi ha fatto un'ottima impressione. E' giovane, è motivato e c'ha gli attributi, perché per vincere e tenere lo spogliatoio di una squadra forte ci vogliono gli attributi. Lavora con tanta dedizione''.

 

E di Stefano Sanderra, che lo ha preceduto?

 

''A Viterbo ha fatto male. Abbiamo preso un allenatore di Lega Pro ma qui ha fallito''.

 

Ritornando po' indietro nel tempo, ha fatto discutere, specie tra i tifosi, il divorzio con Rocco Giannone. Come è andata davvero?

 

''Giannone è un giocatore forte, sotto il profilo tecnico e qualitativo niente da dire, assolutamente. Ma ci sono state delle incomprensioni dal punto di vista comportamentale e le strade si sono divise, tutto qui''.

 

Dopo due anni a Viterbo, crede che vincere qualcosa qui sia più difficile che altrove?

 

''No, non credo sia più difficile. Per vincere servono tante cose, nono solo una società importante e una squadra solida. Servono le strutture sportive, in primo luogo, che qui mancano, e infatti siamo costretti ad allenarci un po’ qua e un po' là. Però da quando siamo a Viterbo abbiamo stravinto l'Eccellenza, lo scorso anno siamo arrivati secondi dietro a una Lupa che ha vinto sempre tutte le partite e ora siamo in vetta. Non è che è difficile vincere qui, è difficile proprio vincere i campionati, specie la serie D che è una categoria tremenda, dove sale solo la prima e ogni anno devi fare la corsa ad accaparrarti per tempo gli under migliori''.

 

Secondo lei, l'arrivo al vertice della Lega Pro del presidente Gravina cambierà qualcosa?

 

''Ha idee nuove, che già è importante. Potrebbero tornare a contare i play off di serie D, ma la graduatoria ha senso stilarla solo se poi serve davvero e se conta qualcosa, perché se poi non la rispetti che la fai a fare?''

 

Nel 2016 per il presidente della Viterbese arriverà comunque anche la vittoria più bella, fuori dal campo: una bambina, la sua primogenita. Sarebbe bellissimo salutarne la nascita con il ritorno della Viterbese tra i Pro targato Vincenzo Camilli, no?

 

''A maggio speriamo di festeggiare insieme tutti e due i traguardi''.




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