ANNO 25 n° 110
''Falsificate le firme di Ugo Gigli''
Il perito grafologo non ha dubbi: ''Dico con certezza che non sono autentiche''
12/04/2014 - 11:32

di Alessia Serangeli

VITERBO – E’ un fiume in piena e parla a ruota libera di tutta l’ingarbugliata faccenda. Con tanto di nomi. Anzi no: “Non facciamo nomi, solo i cognomi”. Primo è quello di Storace, “che ha presentato quattro o cinque interrogazioni su di me con accuse pesanti”. E Gianlorenzo che, in un articolo, “ha scritto che ero pronto per il Giovanni XXIII”. Che dire? “Meglio all’ospizio che a Mammagialla”. Non mancano riferimenti a Maria Gabriela Grassini, “che abbiamo denunciato per calunnia”. Non mancano allusioni a “legami precisi”.

Ugo Gigli ha il piglio di chi sa il fatto suo e di non aver mai messo, “in quarantacinque anni da dipendente, di cui trentanove da direttore”, un piede in fallo. E riassume, con le carte poggiate sul tavolo su cui è seduto, con accanto l’avvocato di fiducia Enrico Valentini, la vicenda che ha fatto finire l’Ater (l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) nel mirino della Guardia di finanza che, “con educazione e garbo”, il 28 febbraio scorso aveva fatto visita negli uffici di via Cardarelli, acquisendo copiosa documentazione relativa agli incarichi esterni.

All’Ater, ormai, è guerra aperta. Anche se i toni usati dal direttore generale dell’Ater, maestro dell’ars oratoria, sono pacati e anche ironici. Schietti, però. Perché è convinto che, nell’intricata faccenda delle denunce e controdenunce tra lui e l’ex assessora regionale all’Agricoltura Angela Birindelli, ci sia la “volontà di farmi del male”. Una specie di complotto ordito da qualcuno che punta a prendere il suo posto. E lui non ci sta. “Se qualcuno pensa che io mi dimetta, si sbaglia di grosso”. Ancora: “Sono stato accusato di reati brutti e infamanti da persone che, francamente, da quello che raccontano le cronache dei giornali, non ritengo alla mia altezza”.

Tutto inizia nel 2010, quando l’ingegnere di Bolsena assume un incarico professionale esterno in qualità di coordinatore della sicurezza nell’ambito dei lavori di ampliamento della scuola media di Soriano nel Cimino Ernesto Monaci. Secondo Gigli, la Birindelli non aveva messo al corrente l’Ater dell’incarico. E, a dicembre, scatta la denuncia per falso. (Che fa seguito a quella che l’ex assessora aveva presentato nel giugno 2013 contro Gigli per mobbing). Dal canto suo, l’ingegnere, sentita in Procura, fornisce copia dell’autocertificazione al pubblico ministero Renzo Petroselli. Ma è falsa. Almeno così si legge sulla perizia che porta la firma della dottoressa Tiziana Agnitelli, perito grafologo giudiziario. “Si può esprimere con certezza un giudizio di falsità per la firma in verifica”. E le “firme in verifica” sarebbero tre. “Ma ci sono altre sette da verificare”.

Si tratta di incarichi piuttosto importanti, in termini di euro. “Dai quaranta ai sessantamila euro circa. Denaro che deve andare all’Ente e che, invece, per una parte risulta incassato”.

I personaggi politici e la falsificazione di documenti. Un meccanismo ben conosciuto negli uffici del palazzo di giustizia viterbese. Il caso delle false fatturazioni relative alla spese sostenute dall’ex consigliere regionale Francesco Battistoni hanno fatto scuola dopo essere rimbalzate sulle cronache nazionali.

“Quella di Battistoni è stata ben peggiore, ma anche io mi sento vittima della macchina del fango”. E, a lume, il risultato del giochetto orchestrato non è che cambi poi molto.

“Stesse metodiche di distruzione del nemico e santificazione degli amici”. (Ipse dixit).

Ma se le fatture di Battistoni erano “grossolanamente falsificate”, come ebbe a dire il procuratore capo Alberto Pazienti, in questo caso si è trattato di un lavoretto più raffinato.

“Dai confronti applicati – scrive la dottoressa Agnitelli nelle relazioni – si evince chiaramente che la firma in verifica è un falso: la composizione viene fatta utilizzando strumenti come la fotografia e la riproduzione attraverso lo scanner, che permettono di importare sul personal computer immagini realistiche che poi possono essere riprodotte sui documenti con estrema facilità e precisione”. Un assunto che, tradotto in termini spiccioli, equivale al copia e incolla, “effettuato scansionando la firma autentica apposta sul contratto di lavoro, e procedendo ed ingrandimento ed applicazione della stessa''. Et voilà.

Solo che, all’occhio allenato del perito, non è sfuggito che “al momento di operare il taglio effettuato al personal computer si è andato a tagliare il secondo puntino della punteggiatura della firma, in quanto se lo si fosse lasciato si sarebbe incorporato anche parte delle lettere dattiloscritte; puntino – aggiunge ancora il consulente – il signor Ugo Gigli colloca sempre quando appone la firma”.

Per Gigli è tutto chiaro: “C’è un disegno dietro a tutto questo ordito, forse, perché la Birindelli vuole prendere il mio posto. Ma hanno capito male”.

Il direttore dell’Ater ammette anche di aver ricevuto pressioni per sistemare questa faccenda, ma “sono io a scegliere con chi andare a cena”.

“Non c’è persona a Viterbo, anzi in Italia, che possa dire di avermi offerto un caffè. Non so se mi spiego”. Sì, mr Gigli, forte e chiaro.




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