ANNO 25 n° 107
Festival Barocco, il maestro Sesto Quatrini dirige Pergolesi
Stasera è di scena lo ''Stabat Mater''
07/08/2012 - 04:00

VITERBO - Prosegue il Festival Barocco di Viterbo, evento della Provincia di Viterbo in collaborazione con Tuscia Operafestival, con lo Stabat Mater di Pergolesi, una delle composizioni più apprezzate della Musica Barocca. Nell’incantevole atmosfera della Basilica di Castel Sant’ Elia, Nicol Butler (soprano) e Daina Fischer (mezzosoprano), questa sera saranno le interpreti dello Stabat Mater, dirette per l’occasione dal giovane Maestro Sesto Quatrini alla guida della Camerata Barocca Claudio Monteverdi.

Come bis previsto l’Exsultate Jubilate, Mottetto di W.A.Mozart interpretato dal Soprano Emily Harmon.

La composizione dello Stabat Mater fu commissionata a Pergolesi nel 1735 (a qualche mese dalla morte), dalla laica confraternita napoletana dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, per officiare alla liturgia della Settimana Santa. Essa avrebbe dovuto sostituire la precedente versione di Alessandro Scarlatti, commissionata dalla medesima confraternita vent'anni prima.

Pergolesi, nella stesura si mantenne fedele in linea di principio con l'esperienza di Scarlatti: simile è la strumentazione per archi e basso continuo, pure inalterata è la presenza nelle parti solistiche delle due sole voci di soprano e contralto. Entrambi i compositori suddividono la sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche, così come era di prassi nel XVIII secolo: i numeri musicali infatti sono 12 per Pergolesi e ben 18 per Scarlatti. Ciò indica quanto la versione pergolesiana sia più breve e più concisa rispetto alla precedente: infatti, considerando l'intera sequenza composta da 20 stanze, il rapporto fra i diciotto numeri musicali di Scarlatti è quasi di un numero per stanza. Il lavoro di Pergolesi quindi è più compatto, ma al contempo non rinuncia alla struttura tradizionale così accentuata in quello precedente, nonostante le concezioni armoniche e melodiche risultino innovative ed al passo con le tendenze della musica di scuola napoletana ed europea. In effetti, può essere stata questa la ragione che spinse la confraternita a sostituire il lavoro di Scarlatti con una composizione 'alla moda'.

Le innovazioni nel campo della musica sacra, sebbene incontrino maggior difficoltà ad attecchire rispetto a quelle di altri generi, trovano invece una unitaria compostezza nello Stabat Mater di Pergolesi: ciò avviene da un punto di vista stilistico grazie all'approdo ad una prospettiva più squisitamente sentimentale (Teoria degli affetti), incentrata sul pathos del testo sacro e, da un punto di vista tecnico-compositivo, grazie all'alleggerimento degli austeri toni presenti nella versione scarlattiana. Ciò non implica un completo abbandono delle forme tipiche della tradizione sacra - presente per esempio nei richiami arcaicizzanti di alcuni passaggi del 'Fac, ut ardeat cor meum' - ma esse si compendiano in un perfetto bilanciamento con i drammatici trilli del 'Cujus animam gementem' o nell'interpretazione dei toni dell'anima con il 'Fac me vere tecum flere'.

Queste caratteristiche, fanno di questo lavoro uno dei più importanti esempi della musica italiana del '700




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