ANNO 25 n° 89
Fiore del Cielo guarda Viterbo dall'alto
Trasporto impeccabile targato Unesco
05/09/2014 - 11:28

VITERBO – Fiore del Cielo guarda Viterbo dall'alto. Ora è sul sagrato della basilica di Santa Rosa: i cavalieri vestiti di bianco l'hanno riportata a casa. Ha sfidato il vento e la pioggia che era caduta nel tardo pomeriggio. Poi d'incanto il vento si è calmato e il cielo rischiarato. Il Trasporto è stato impeccabile: i facchini ci hanno messo poco più di due ore se si conta anche il tratto aggiuntivo di via Marconi: bellissimo il colpo d'occhio della Macchina che passa sul boulevard tra due ali di folla: la gente capisce lo sforzo e incita, la girata all'altezza del monumento in piazza della Repubblica è perfetta: come dice il capo facchino Sandro Rossi è stata la prima e l'ultima volta, ma ne è valsa la pena.

 

Perchè Fiore del Cielo è entrata definitivamente nella storia: è la Macchina che ha ricevuto il riconoscimento Unesco come patromonio immateriale dell'umanità. Un successo straordinario a cui il Sodalizio lavorava da anni e che ha trovato la giusta conclusione lo scorso dicembre a Baku in Azerbaijan. E il Sodalizio voleva festeggiare in modo eccezionale: si è deciso di puntare su qualcosa che era stato eseguito prima solo sessanta anni fa: era il 1952 ma la Macchina che i facchini portavano era completamente diversa. E allora si è deciso di aggiungere il tratto di via Marconi fino a piazza della Repubblica. Inoltre la Macchina sarà presente all'Expo di Milano.

Il Trasporto 2014, l'ultimo di Fiore del Cielo, è stato dedicato alla pace in Medio Oriente: un messaggio nobile che i facchini hanno voluto lanciare da Viterbo. Anche il sindaco Michelini ha voluto incitare gli uomini vestiti di bianco definendoli ''coraggiosi. E lo stesso coraggio deve essere preso ad esempio da tutti i viterbesi: è un momento difficile per la nostra terra ma insieme possiamo uscirne fuori. E per farlo ci vuole tanto coraggio, ci vuole quel senso di comunità che questa sera vediamo così presente in tutti i viterbesi''.

Tutto è filato liscio: dalla partenza in orario (il ''Sollevate e fermi'' è arrivato alle 21,10) alle soste, dalla precisione con cui i facchini hanno svolto il loro compito al lavoro instancabile delle guide che hanno scandito il passo e reso più agevole il compito dei facchini. La sosta più lunga è stata quella di piazza del Plebiscito: le ''girate'' sono state dedicate ai facchini scomparsi (Gugliemo Riccardi, Giuseppe Monti e Luca Brancadoro), al dottor Mario Prosperoni (medico che faceva parte del Sodalizio) e a Paolo Aquilani, il ragazzo morto a causa di un incidente stradale che sognava di fare il facchino.

Il tratto che va da piazza delle Erbe a piazza Verdi è stato il più duro in quanto la strada si restringe e ci sono meno facchini sotto la Macchina. Quindi via Marconi: il ''campanile che cammina'' ha superato l'esame del tratto aggiuntivo. Il tratto aggiuntivo è stato dedicato ai viterbesi e la girata a Marcello Sensi (guida espertissima sotto la Macchina). Poi al ritorno verso piazza del teatro è stato molto utile il cordone umano che ha fatto leva sull'inerzia del peso e ha consentito ai facchini di faticare meno. La salita finale è l'ultimo atto: ci sono le leve e le corde, la Macchina viene portata in trionfo: Santa Rosa è a casa.




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