ANNO 25 n° 115
Fissata udienza al tribunale del riesame
Il 19 ottobre si discuterà il ricorso presentato dalla difesa di Sabato Battaglia,
il 22enne accusato di omicidio volontario, che punta a ottenere i domiciliari
15/10/2015 - 11:28

VITERBO – Sarà discusso lunedì 19 ottobre, davanti ai giudici del tribunale del riesame di Roma, il ricorso presentato dalla difesa di Sabato Louis Francesco Battaglia, il 22enne, figlio del killer della camorra Martino Galasso, arrestato con l’accusa di omicidio volontario per aver causato la morte di Federico Venzi, 43 anni, romano, residente a Caprarola, colpendolo con inaudita violenza durante una lite. La difesa, rappresentata dall’avvocato del foro di Roma Vito Castronuovo, che ha impugnato l’ordinanza del gip Stefano Pepe con cui era stato convalidato l’arresto e la conferma del carcere, punta a ottenere gli arresti domiciliari.

 

È l’alba di domenica 27 settembre. Battaglia, in compagnia della fidanzata Lorella Colman, incrocia nei pressi della rotonda dell’Ipercoop, al Riello, Federico Venzi, 43enne, romano ma residente a Caprarola, insieme a un amico di origine marocchina. Segue una discussione a più riprese che sfocia poi nella morte del 43enne, avvenuta dopo un paio d'ore all'ospedale di Belcolle.

 

Battaglia ha ribadito al gip quanto aveva già dichiarato subito dopo il fermo eseguito dai carabinieri della compagnia di Viterbo, ovvero di aver picchiato brutalmente Venzi poiché, visibilmente ubriaco, aveva pesantemente molestato la sua fidanzata. Battaglia ha ripetuto che non era sua intenzione uccidere l’uomo.

 

Una versione dei fatti, questa, che mal si concilia con lo stato in cui è stato trovato Venzi dai soccorritori: aveva il volto maciullato da pugni e da calci, probabilmente sferrati mentre era già a terra. E mal si concilia anche con quella fornita dalla sua fidanzata, Lorella Coleman, agli inquirenti. La ragazza, denunciata poi per favoreggiamento insieme ad altri due amici di Battaglia, ha raccontato che Venzi e l’amico si sarebbero avvicinati a loro dopo averla vista in terra con il ragazzo sopra di lei. I due, allora, totalmente ubriachi, si sarebbero avvicinati alla coppia pensando forse a un’aggressione e chiedendo loro se serviva aiuto. A quel punto, poi, la coppia avrebbe iniziato ad allontanarsi, sempre a piedi. Dopo aver notato però che la vittima e l’amico li stavano seguendo, allora Battaglia avrebbe reagito a suon di pugni.

 

Nessun insulto, quindi, tantomeno tentativi di approccio nei suoi confronti da parte del 43enne che, come hanno confermato i primi risultati dell’esame autoptico eseguito dal medico legale Maria Rosaria Aromatario, sarebbe morto per le lesioni cerebrali causate dai pugni e dai calci ricevuti anche mentre era disteso a terra, pressoché esanime. Da qui l’accusa di omicidio volontario e, al termine dell’interrogatorio di garanzia, la conferma del carcere. L’avvocato Castronuovo aveva chiesto la sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari, richiesta che il gip ha poi rigettato, e la derubricazione dell’accusa da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Ora la parola spetta ai giudici romani.




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