ANNO 25 n° 89
''Moro, c'è ancora chi teme la verità''
Fioroni e Grassi denunciano ritardi nell'istituzione delle commissione d'inchiesta
21/09/2014 - 11:19

 

VITERBO – ''Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi'' scriveva Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera il 14 novembre 1974, in un celebre articolo sulle stragi di quegli anni e sul ridicolo tentativo di golpe organizzato da Junio Valerio Borghese. ''Noi sappiamo, ma non abbiamo ancora tutte le prove, ma le stiamo raccogliendo'' hanno detto ieri Giuseppe Fioroni Gero Grassi, denunciando il grave e sospetto ritardo con cui alla Camera e, soprattutto, al Senato, alcuni gruppi non provvedono a nominare loro rappresentanti nella Commissione bicamerale d'inchiesta sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. Commissione istituita con una legge proposta dagli stessi Fioroni e Grassi e approvata ormai cinque mesi fa.

Una denuncia, quella di Fioroni e Grassi, arrivata durante un incontro dall'eloquente titolo: ''Chi e perché ha ucciso Aldo Moro. Il Pd vuole la verità'', con il quale si è chiusa ieri sera la due giorni ''Insieme verso il futuro'' che ha riunito a Viterbo i Popolari del Pd e i centristi di varie specie.

''E’ evidente – ha detto Fioroni – che a distanza di trentasei anni c'è ancora chi ha paura della verità sul caso Moro''. Poi ha sollecitato i presidenti del Senato, Grasso, e della Camera, Boldrini a fare la loro parte affinché ''la legge dello Stato che ha istituito la commissione d’inchiesta venga rispetta''. E non è mancata una stoccata all’indirizzo del premier Matteo Renzi: ''Ha rimosso il secreto di Stato da quasi tutti i dossier meno che da quello del caso Moro. Sarebbe opportuno che lo facesse al più presto''.

Ad avviso di Fioroni è indispensabile chiarire perché e da chi Moro è stato rapito e perché è stato assassinato proprio quando sembrava che stesse per essere salvato. ''Se non lo facessimo – ha sottolineato – sarebbe come ucciderlo due volte. Commetteremmo un delitto d’abbandono''.

Poi è stata la volta del vice presidente del gruppo Pd alla Camera Grassi snocciolare, con incalzante e impressionante precisione, tutti i depistagi, le ambiguità, gli omissis, i non ricordo, le menzogne, gli intrecci tra servizi segreti deviati e la Pd di Licio Gelli, la presenza di personaggi inquietanti che hanno caratterizzato il caso Moro.

Grassi e suoi collaboratori hanno compiuto un lavoro immane: circa 800mila fogli, gli atti cinque processi, di quattro commissioni stragi e P2, analizzati, vivisezionati e organizzati con il metodo del giudice Paolo Borsellino, cioè a incastro. E’ così che sono emersi tutti i lati oscuri che ancora avvolgono la vicenda Moro.

Grassi ha chiuso il suo intervento (applaudito dal pubblico in piedi), invitando i presenti a raccontare ai figli, ai parenti e agli amici ''la vita e la morte di un uomo buono, mite e amico qual era Aldo Moro. Non servirà a riportarlo in vita – ha concluso – ma a far conoscere la verità. Solo sapendo la verità renderemo noi stessi e i nostri figli più sereni''.




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