ANNO 25 n° 116
Salve le comunità montane della Tuscia
Diventeranno unioni di comuni e svolgeranno in forma associata nuove funzioni
16/08/2012 - 09:32

VITERBO - Cambieranno nome e funzioni, ma le comunità montane del Viterbese, quella dell’Alta Tuscia Laziale, con sede ad Acquapedente, e quella dei Cimini, con sede a Ronciglione, così come quasi tutte le altre, continueranno ad esistere. E avranno più poteri.

Il decreto sulla spendig review prevede infatti che vengano trasformate in unioni montane e, sotto questa nuova specie, svolgeranno le funzioni che i municipi e altri enti territoriali dovrebbero gestire in forma associata. E pensare che proprio le comunità montane, a partire da cinque anni fa, erano diventate un po’ ipocritamente il simbolo degli sprechi della politica e, da allora, tutti le davano per spacciate.

Ma ora tutto è cambiato e proprio gli enti montani sono destinati ad avere un ruolo cardine nella riduzione della spesa pubblica: il decreto obbliga i comuni sotto i 5mila abitanti (o sotto 3mila se in zona montana) a svolgere in forma associata alcune funzioni fondamentali per le popolazioni amministrate. Ad esempio le competenze in materia di risorse idrogeologiche passeranno ai comuni, che si dovranno costituire in unioni di dimensioni tali da ricomprendere un intero bacino. E, laddove esistono, saranno proprio le comunità montane ad assumersi questo compito.

Per una sorta di nemesi storica, a farle rinascere dalle proprie ceneri sarà il riordino delle province, cioè gli enti ai quali avrebbero dovuto essere trasferite le funzioni degli enti montani, almeno questo prevedevano le numerose proposte di legge finora presentate sia a livello nazionale che regionale.

Il ragionamento del governo è stato più o meno il seguente: l’esperienza di gestione del territorio maturata dalle comunità montane (se e quando l’hanno maturata) potrebbe rappresentare il veicolo migliore per far rimanere in mano ai territori e quindi alle popolazioni locali i centri decisionali.

Fu il governo Prodi, con la finanziaria 2008, il primo a tentare di sopprimere gli enti montani. La Corte Costituzionale, nel 2009, però, stabilì che la competenza in materia spettasse alle regioni, in quanto erano quest’ultime a sborsare i fondi per il loro funzionamento. Il compito passò così ai vari governatori, che si sono però guardati bene, al di là delle enunciazioni e dei proclami, a decidere.

Tutt’al più si sono limitati a tagliare i finanziamenti a loro disposizione, rendendole di fatto inutili. Ma le presidenze, gli assessorati e i dipendenti sono rimasti dove erano. Non a caso, ad oggi, le comunità montane sono 161 (22 nel solo Lazio). Alcune hanno parte del loro territorio al livello del mare.

Come tutte le medaglie, però, anche questa ha il suo rovescio. Il decreto sulla spendig review demanda alle regioni il compito di assegnare le competenze alle future unioni montane o alle altre forme associative scelte dai comuni. In molti, visti i precedenti, temono che gli enti montani pur sopravvivendo, restino delle scatole vuote. Quindi inutili, se non dannose, come sono attualmente.




Facebook Twitter Rss