ANNO 25 n° 88
''Adesso il ricorso al Tar per l'ospedale,
poi valuteremo la secessione dal Lazio''
Il sindaco di Acquapendente annuncia battaglia su tutti i fronti
21/08/2014 - 12:04

ACQUAPENDENTE - Pur di impedire la trasformazione dell'ospedale cittadino in casa della salute, il sindaco di Acquapendente Alberto Bambini, il ''rosso'', sta assumendo sempre più il colore verde Padania e tiene pronta l'armatura del secessionista. Nel mirino dell'Alberto da Giussano della Tuscia-Nord c'è soprattutto Nicola Zingaretti, che peraltro ha contribuito ad eleggere governatore del Lazio, reo di aver firmato il decreto di riconversione dell'ospedale acquesiano in casa della salute, una delle prime a livello regionale. Il livore di Bambini verso Zingaretti è tale che il giorno della firma del decreto lo ha definito senza mezzi termini ''peggio di Renata Polverini''.

Il nostro problema - spiega Bambini - è simile a quello di Amatrice, per questo ieri sera il consiglio comunale ha deciso all'unanimità di presentare ricorso al Tar contro il decreto''.

E alla domanda se come il sindaco di Amatrice anche lui stia pensando alla secessione dal Lazio, risponde: ''Ne abbiamo discusso, ma ci stiamo ancora pensando. Noi - spiega - confiniamo con Umbria e Toscana, siamo anche un argine alla mobilità passiva. Secondo noi la casa della Salute è una risposta improbabile alle esigenze del territorio: siamo a 70 chilometri dall'ospedale più vicino, Belcolle di Viterbo, oltre un'ora di strada sulla Cassia, che è in cattive condizioni. Inoltre oggi abbiamo 30 posti letto per acuti. Sulla carta devono essere 8, ma sono rimasti 30 perché altrimenti Belcolle non ce la farebbe. Noi siamo il paese più a nord del Lazio. Si rischia di fare anche due ore di macchina per trovare un ospedale''.

Il sindaco di Acquapendente si dice rammaricato perché negli ultimi anni la sua amministrazione si era resa disponibile a una trasformazione più moderna e razionale dell'ospedale, purché continuasse a garantire risposte certe sulle emergenze.

''La Casa della Salute - sottolinea - per noi non è una soluzione adeguata. Non esiste in nessuna parte d'Italia una struttura del genere a 70 chilometri da un ospedale. Il decreto Balduzzi individua quali sono le aree disagiate e i servizi base relativi, gli stessi riconosciuti a Bracciano, Monterotondo e Subiaco. Non si capisce perché a noi e Amatrice vengano negati''.

Tuttavia, in merito all'ipotesi del distacco dal Lazio, il sindaco Bambini, almeno per ora, è più cauto del suo collega di Amatrice Sergio Pirozzi: ''In passato se ne era parlato - ricorda -, noi abbiamo l'imbarazzo della scelta, tra Umbria e Toscana, due regioni che hanno riorganizzato bene la sanità, e certo stanno meglio del Lazio. Ma la secessione avrebbe tempi molto lunghi. Vogliamo riflettere bene prima di imboccare una strada del genere. Ma se le nostre richieste dovessero restare inascoltate...''.




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