ANNO 25 n° 79
Amarcord socialista in salsa viterbese E Roberto Meraviglia torna in campo...
Viaggio tra gli ex Psi: il senatore tarquiniese pronto a rientrare. Insogna contattato
per riportare il Garofano in consiglio comunale. I ricordi di Raggi e Ricci
11/03/2016 - 09:51

VITERBO – Un socialista è per sempre, un po’ come un diamante. Nel giorno della riapertura della sede dello storico partito, un pezzo centrale della storia repubblicana, nel capoluogo della Tuscia abbiamo fatto un giro – un po’ ''felliniano'' – tra i politici locali che in quella forza politica sono stati svezzati.

 

Qualcuno è migrato verso altre formazioni politiche, venute alla luce dalle ceneri della cosiddetta Prima Repubblica. Altri sono usciti di scena. Tutti, ancora oggi e al netto delle diverse scelte fatte, hanno sottolineato che saranno sempre socialisti.

 

Abbiamo iniziato il tour da una vecchia gloria: il senatore Roberto Meraviglia. L’esordio nel partito di Nenni e Pertini è datato 1958. Una carriera a crescere: da consigliere comunale nella sua Tarquinia fino a diventarne il sindaco per dieci lunghi anni. Passando per le tappe intermedie di assessore e consigliere provinciale. Approdando nel quinquennio 1987-1992 a Palazzo Madama.

 

Qui portiamo a casa un paio di notizie. La prima è che Meraviglia decide di parlare con un giornale, il nostro, dopo lungo silenzio stampa. La seconda la ''caviamo'' fuori quando chiediamo cosa pensa della riapertura della sede a Viterbo. Cosa ci ha detto? Che è pronto a tornare in politica. Testualmente: ''L’apertura della sede nel capoluogo della Tuscia è un gesto importante e sarò presente, nell’attività che si andrà a impostare, in un futuro prossimo''. Insomma il vecchio leone socialista ha annunciato il suo ritorno in campo.

 

Ci racconta di cosa era la politica ai suoi tempi e la confronta con cosa è diventata oggi: ''C’è da recuperare molto da quel passato. L’idea di un partito come scuola di formazione innanzitutto. Poi l’idea di un partito come luogo del confronto e delle decisioni. Dove poi quello che viene deciso è anche rispettato. Oggi invece è tutto di plastica, ognuno va per conto suo. Così non può funzionare, non si può andare avanti in questo modo''.

 

Continuando il giro e scavando a colpi di domande viene fuori anche altro materiale molto interessante. Suoniamo alla porta di Sergio Insogna, oggi consigliere comunale del Gal. Nel 1985 uno sbarbato affascinato da Pertini e non solo perché ebbe la buona sorte di alzare la Coppa del Mondo al cielo di Madrid.

 

Dai suoi ricordi emergono politici di un tempo, tra cui l’allora vicesindaco Nicola Serra (papà dell’attuale Pd Francesco). ''Andavamo in consiglio comunale per ascoltare quei personaggi. Ce ne erano di notevoli, non è come oggi – racconta Insogna -. Poi il Partito Socialista, come del resto gli altri, era una vera e propria palestra. Ti facevano fare la gavetta, mica come oggi che gli ultimi che arrivano pensano di capire tutto''.

 

Finito il momento nostalgia anche Insogna fa l’in bocca al lupo ai socialisti viterbesi e ci tiene a dire che anche lui rimarrà nel suo cuore sempre socialista. Quindi si sbottona e fa una rivelazione: ''Quando sono uscito dalla maggioranza siamo andati a un passo dall’avere l’ingresso del Psi a Palazzo dei Priori. Ho avuto contatti dal partito e abbiamo iniziato un ragionamento per diventare un consigliere socialista, poi le cose non sono andate in porto. Però non è detta l’ultima parola, vediamo come si sviluppa il quadro''.

 

Tra i socialisti anche Alvaro Ricci, oggi assessore democratico. Una passione per la politica venuta su presto, seguendo i passi di papà Leonardo in quel di Celleno. ''Anche se con mio padre – ci confessa – avevamo visioni politiche diverse. Ricordo però con affetto quando prima di morire mi disse che la politica si stava trasformando e stava degenerando. Aveva in qualche modo intuito quanto sarebbe accaduto di lì a poco, lui scomparve nel 1987, sarebbe accaduto con Tangentopoli''. Anche Ricci si accoda agli auguri verso il partito che torna ad aprire una propria sede a Viterbo. Ma guarda oltre e lancia un invito: ''Entrate nel Pd, c’è bisogno dentro al Partito Democratico della cultura del confronto e della sintesi dei socialisti''.

 

Tra chi sorride alla notizia dell’apertura di una sede del Psi nella città dei papi c’è anche Ottavio Raggi. Anche lui militante da giovanissimo e l’uomo che ha spento la luce nell’ultima sede viterbese del partito nel 1993. Fu infatti Raggi a ricoprire l’incarico di ultimo commissario. ''Tentammo, dopo quanto accadde a Craxi, di rilanciare la nostra azione. Fummo scaricati dai colonnelli, i vari Martelli e Amato. Eravamo rimasti solo gente di truppa e quindi sciogliemmo le righe'', ci racconta.

 

Oggi Raggi sta in Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, dopo un cammino all’interno del centrodestra. Pensa che prima si stava meglio e la politica era fatta bene, ma ritiene che i tempi siano profondamente cambiati e occorre realismo: ''Mi piacerebbe rivivere quel modo di fare la politica e di essere partito, non è possibile. Ho fatto la mia scelta e guardo al futuro, pur rimanendo nell’anima un socialista''.

 

Una storia importante, quella del Partito Socialista a Viterbo, che andò in crisi nel dicembre del 1991 con un giro d'arresti per tangenti legate alla discarica di Tarquinia. Anticipando di fatto di circa un mese il primo arresto di Tangentopoli, quello dell'esponente lombardo del Psi Mario Chiesa, l'uomo di Bettino Craxi.




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