ANNO 25 n° 118
Attentati all'ex sindaco di Farnese
Tornano in libertà i tre pastori sardi
Il tribunale del riesame ha annullato l'ordinanza che dispone gli arresti domiciliari
10/09/2015 - 11:01

FARNESE – Tornano in libertà Antonio Pira e i suoi figli, Marco e Paolo, i tre pastori sardi residenti a Latera, accusati di una serie di gravissimi reati ai danni dell’ex sindaco di Farnese Dario Pomaré. Il tribunale del riesame di Roma ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei loro confronti dal Gip su richiesta del pubblico ministero Fabrizio Tucci, titolare dell’inchiesta. I tre erano agli arresti domiciliari dal 28 luglio scorso, quando i carabinieri del comando provinciale di Viterbo e della compagnia di Tuscania eseguirono il blitz nelle loro abitazioni.

 

Ai tre, Antonio Pira e i figli Marco e Paolo, accusati a vario titolo, di atti persecutori, furti aggravati, abigeato, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, il gip Salvatore Fanti ha concesso gli arresti domiciliari.

 

E dal giorno del blitz i tre, tutti pregiudicati per reati contro il patrimonio e e violazione della legge sulla droga, erano reclusi in casa senza nemmeno poter accudire il loro gregge, dal momento che il gip aveva negato loro il permesso lavorativo.

 

Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Fabrizio Tucci e condotte dai carabinieri della compagnia di Tuscania, in collaborazione con la stazione di Farnese e gli uomini del comando provinciale, erano scattate a febbraio scorso, dopo una serie di atti intimidatori contro Dario Pomarè, ex sindaco di Latera e e attuale capogruppo del Pd nello stesso Comune, messi a segno dalla famiglia di origine sarda con la complicità di altre tre persone denunciate a piede libero.

 

All’ex primo cittadino furono incendiati un trattore, una rimessa agricola, un casaletto e un’auto, abbattute oltre 160 piante di olivo e uccisi a colpi di bastone due cani e sei galline. Tutto per impedire che fosse approvata dall’amministrazione comunale la nuova regolamentazione sui terreni a uso civico che avrebbe fatto perdere loro 60 ettari di terreno destinati al pascolo, dei quali si erano indebitamente appropriati negli anni.

 

E infatti nel mirino del gruppo non c’era solo Pomarè, ma almeno un’altra quarantina di persone. Si evince anche dalle intercettazioni ambientali, messe nere su bianco nel testo dell’ordinanza d’arresto dal gip Fanti. L’ex sindaco di Farnese era solo il primo da colpire e quegli episodi intimidatori, che in totale hanno provocato danni per circa 60mila euro, non erano affatto finiti. Non solo nei confronti di Pomarè ma anche di altri esponenti politici e di cittadini ''colpevoli'' di aver votato la delibera sui terreni a uso civico.




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