Sulla base di questa spartizione la Santa Alleanza tra Unindustria, Cna, Confcooperative, Lega Coop e Coldiretti, che vedeva già il presidentissimo Domenico sullo scranno più alto dell’ente economico viterbese, potrà disporre di soli 9 voti. Due in meno rispetto alla coalizione opposta (composta da Confcommercio, Confesercenti, Federlazio e Confartigianato) che aveva timidamente proposto come competitor Rino Orsolini (recentemente sostituito da Gianni Calisti al timone della Federlazio). Ma non è tutto. Giacché, per i particolari meccanismi esistenti nell’elezione della giunta, il futuro presidente – in caso di mancato accordo tra le parti – si troverà con 4 assessori dalla sua parte e 4 dall’altra. Insomma, tenendo fede a una moda che oggi in Italia va per la maggiore, anche la Camera di Commercio viterbese dovrà sottostare alla strategia delle larghe intese se vorrà avere un governo degno di tale nome.