ANNO 25 n° 110
Il Bingo di Vetralla asservito alla mafia
Tra i soci c'era Luigi Fabio Padovani, figlio di Antonio, il ''re''
delle sale gioco in cui venivano ''lavati'' fiumi di denaro sporco
08/07/2013 - 02:38

VITERBO – Una quota societaria della Bingo Vetralla Srl sarebbe di proprietà di Antonio Padovani, considerato il ''re'' delle sale da gioco, arrestato il 27 giugno scorso nell’ambito dell’operazione ''Rischiatutto''. Tra i soci della Bingo Vetralla, con sede in via Genova 35, presso uno studio di consulenza fiscale, tributaria e del lavoro, figura il figlio Luigi Fabio Padovani, indagato per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento della mafia. Ma secondo la Dda di Napoli il giovane sarebbe solo il prestanome del padre Antonio, che avrebbe registrato a nomi di comodo le società di cui è unico proprietario o socio. Un escamotage, l’intestazione a prestanomi, attraverso il quale sperava di evitare la confisca da parte dello Stato.

La sala aperta a Vetralla dall'omonima società circa 5 anni fa, nei locali di una discoteca, è stata chiusa da oltre 3 anni, ma la società risulta tuttora attiva e, probabilmente, gestisce altre sale gioco.

Secondo gli investigatori, Antonio Padovani, arrestato nei giorni scorsi insieme con 54 persone, sarebbe l’uomo di punta di una vasta organizzazione, ramificata in tutta Italia, ''specializzata'' nel riciclaggio del denaro sporco attraverso le sale Bingo, il gioco d’azzardo on line e le slot machine. Il principale “committente” del sodalizio, secondo la Dda di Napoli, era il clan dei Casalesi, che avrebbe assegnato a Padovani e ‘’soci’’ ingenti quantità di denaro da ''lavare''. Un altro ''cliente'' abituale di Padovani sarebbe stato il clan mafioso Santapaola.

Padovani, stando all’ipotesi investigativa, avrebbe riciclato milioni di euro per conto della camorra e della mafia attraverso quattro società: la Figli delle Stelle 3 srl, Il Galletto Fortunato srl, Connect Bingo srl e la Bingo Vetralla srl. Tutte intestate a nomi di comodo. Un’accusa che gli era stata già contestata e che, nel 2011, gli è costata una condanna in primo grado a 4 anni di reclusione, inflittagli dal tribunale di Gela per aver ''aiutato'' il clan mafioso di Giuseppe Madonia. In quell’occasione gli furono sequestrati beni per circa 40 milioni di euro di valore. Condanna che non gli ha impedito di continuare a fare la ''lavatrice'' per i soldi sporchi della camorra e della mafia.

Il figlio Luigi, intestatario della Bingo Vetralla srl, all’interno dell’organizzazione architettata al padre, aveva anche il ruolo di gestire la società distributrice di apparecchi illecitamente modificati.

Antonio Padovani, nato a Catania nel 1952, è stato più volte sottoposto ad accertamenti patrimoniali da parte di diverse Dda. Ed è stato, negli anni, coinvolto in diversi procedimenti penali alcuni dei quali lo hanno investito quale appartenente o partecipante ad organizzazioni criminali di stampo mafioso.




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