ANNO 25 n° 88
Indagini chiuse, in 40 a rischio processo
L'accusa: bancarotta fraudolenta, false fatturazioni, riciclaggio e altri gravi reati L'ente ecclesiastico è proprietario di tre strutture, tra cui Villa Paola di Capranica
04/03/2015 - 10:30

ROMA - Le casse dell'Idi saccheggiate attraverso una sistematica attività di spoliazione di risorse. L'inchiesta sul dissesto della Provincia italiana della congregazione dei figli dell'Immacolata Concezione, ente religioso a cui fa capo il comparto Idi Sanità, composto dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, dell'Ospedale San Carlo di Nancy e della Clinica Villa Paola di Capranica, in provincia di Viterbo, è giunta a conclusione. Ora sono quaranta gli indagati che rischiano di finire sotto processo a Roma.

 

Un passivo patrimoniale pari a circa 845 milioni di euro, distrazioni di disponibilità per oltre 82 milioni di euro, un indebito utilizzo di fondi pubblici per oltre 6 milioni e un'evasione di oltre 450 milioni di euro: questi i numeri del crack Idi, secondo quanto accertato dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza nel corso delle indagini chiuse dal pm Giuseppe Cascini.

 

Il magistrato, nell'avviso di chiusura indagine, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, contesta, a seconda delle posizioni, numerosi reati tra i quali la bancarotta fraudolenta, l'emissione e utilizzo di fatture false, l'occultamento di scritture contabili e l'appropriazione indebita in relazione a fatti avvenuti tra il 2007 ed il 2012.

 

I principali indagati sono padre Franco Decaminada, all'epoca dei fatti consigliere delegato dell'Idi già incaricato della gestione del comparto sanità fino al dicembre 2011; Domenico Temperini, ex amministratore di Idi-Farmaceutici nonché direttore generale pro-tempore di Idi-Sanita', e Antonio Nicolella, imprenditore. Tutti furono arrestati nell'aprile del 2013. Sono 144 i capi di imputazione emessi dalla procura nei confronti dei 40 indagati.

 

Le indagini delle fiamme gialle sulle dinamiche gestionali della gruppo Idi hanno consentito di verificare un forte stato di decozione delle strutture sanitarie ed una marcata esposizione debitoria, la quale ha comportato, nel maggio 2013, il commissariamento dell'ente e la sua ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, con dichiarazione dello stato di insolvenza. Il dissesto, per inquirenti e investigatori, e' stata la diretta conseguenza di molteplici condotte di spoliazione alle quali si sono aggiunte anche le false fatturazioni, le infedeli dichiarazioni, l'occultamento e la distruzione della contabilità, il riciclaggio, le false comunicazioni sociali e l'indebito utilizzo di fondi pubblici (malversazione).

 

Nel corso delle indagini sono stati intercettati flussi finanziari coinvolgenti Paesi a fiscalità privilegiata (Panama, Svizzera e Liechtenstein): in un caso, le indagini hanno fatto emergere fatturazioni da parte di una società inesistente statunitense, allo scopo di drenare risorse dalla Picfic verso l'isola di Man.




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