ANNO 25 n° 117
Moltoni si difende e accusa gli ex soci
E impugna la richiesta del Pm d'archiviazione della posizione di Alessio Sacconi
03/11/2015 - 11:51

VITERBO - Crack del Perfidia Disco Club, in arrivo altre ''sorprese''. L'accusa di bancarotta fraudolenta contestata a Francesco Moltoni (e a Alessandro Del Canuto) per il fallimetno della discoteca sulla Cassia Sud, alle porte di Viterbo, potrebbe innescare un effetto domino. E potrebbe coinvolgere tutti coloro che, a vario titolo, hanno avuto a che fare con la gestione del locale. Moltoni, ancora in Brasile, sarà ascoltato su sua richiesta dalla guardia di finanza, su delega del pubblico ministero Renzo Petroselli, il prossimo 16 ottobre. Il consigliere comunale sarà assistito dal suo difensore di fiducia Samuele De Santis.

 

Secondo quanto si è appreso, Moltoni, che è stato amministratore unico della Piano Alto Srl, la società che gestiva il Perfidia, solo negli ultimi cinque mesi d'attività, oltre a ribadire la sua estraneità alla bancarotta fraudolenta, sarebbe intenzionato a indicare uno a uno tutti i suoi ex soci che, a suo dire, avrebbero avuto un ruolo determinante nel crack societario. In primo luogo Moltoni avrebbe deciso di tirare in ballo Alessio Sacconi, comproprietario insieme al fratello dei locali in cui è stata allestita la discoteca, ancorché socio della Piano Alto.

 

Intanto, l'avvocato De Santis ha presentato opposizione contro la richiesta di archiviazione di una denuncia presentata dallo stesso Moltoni a carico di Sacconi, avanzata dal pubblico ministero Renzo Petrosselli. Denuncia con la quale il consigliere comunale acccusava proprio Sacconi di aver provocato la chiusura del Perfidia e, quindi, il fallimento della Piano Alto Srl. In un primo momento, la posizione di Sacconi faceva parte del procedimento penale per bancarotta fraudolenta, ma è stata poi stralciata a seguito della richiesta di archiviazione del pm, che ha definito la querela di Moltoni ''strumentale'' e ''inattendibile''.

 

Al contrario, Moltoni, tramite l'avvocato De Santis, accusa Sacconi (e non solo lui) di aver causato il ''depauperamento del valore societario'' fino a determinare il fallimento. Iniziativa alla quale è stato risposto con un'altra denuncia contro Moltoni per appropiazione indebita, presentata dall'avvocato Antonio Iezzi, legale di Sacconi e, a sua volta, socio della Piano Alto Srl.

 

Tra le iniziative poste in essere da Sacconi che, ad avviso di Moltoni, avrebbero innescato il fallimento della Piano Alto Srl, viene indicato l'accordo con la concorrenza, la discoteca Theatrò, che in cambio sborsava 6mila euro per ogni giorno di chiusura. Un accordo che procurava sì un introito alla società, ma anche ''l'allontanamento irreversibile'' della clientela del Perfidia.

 

Inoltre, Sacconi, in un modo definito ''violento'', ''arbitrario'' e ''fraudoento'' dall'avvocato De Santis, il 2 maggio 2012, interruppe la fornitura idrica della discoteca (l'utenza era intestata a un'azienda edile di proprietà dei fratelli Sacconi). Un fatto, quest'ultimo, che secondo Moltoni avrebbe causato la definitiva chiusura del Perfidia e, quindi, il fallimento della società.

 

Ora spetta al gip stabilire se ha ragione Moltoni e quindi disporre ll proseguimento delle indagini preliminari a carico di Sacconi, o accogliere la richiesta del pm e archiviare la posizione di quest'ultimo. Lo scontro resterà comunque aperto sul fronte della bancarotta fraudolenta, sul quale il consigliere è intenzionato a resistere fino all'ultimo.




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