ANNO 25 n° 107
Toh, chi si rivede? Le castagne
La produzione è tornata sui livelli del 2009, funziona la lotta biologica al cinipide
22/10/2015 - 13:09

CANEPINA - Le stime sono ancora approssimative, ma è ormai chiaro che la raccolta di castagne e, soprattutto, di marroni nel comprensorio dei Cimini sta andando oltre ogni più rosea previsione. Se paragonata a quelle degli ultimi sei anni è addirittura da boom.

 

Per quanto riguarda le castagne, a Canepina, dov'è concentrata la maggior produzione della provincia, si parla del 50-55% in più rispetto all'ultima annata di alto livello: il 2009. A Vallerano si arriva al 70-75%. C'è però una notevole disomogeneità di produzione tra i castagneti trattati con i pericolosissimi prodotti chimici e quelli assolutamente bio. In quest'ultimo caso c'è sì stato un sensibile incremento del raccolto, ma non dovrebbe superare il 30-35%. Nei castagneti trattati, ovviamente, ci sono anche meno frutti guasti, aggrediti dai vari parassiti, in primo luogo il balanino.

 

Per i marroni fiorentini, che però rappresentano una parte minoritaria della castanicoltura dei Cimini, la stagione è addirittura da incorniciare. La produzione è unanimemente giudicata simile a quella del 2009. Soprattutto nelle zone più basse (a Canepina, il cui territorio è tutto superiore ai 500 metri, i marroni rappresentano il 5-10% della produzione). Anche la presenza di gusto è abbastanza elevata, tra il 10 e il 15%. Si tratta di una muffa provocata dallo gnomoniopsis, un fungo che si nutre delle galle del cinipide, facendole dapprima marcire per poi disseccarle. Insomma, un effetto collaterale dato da una delle armi biologiche più efficaci contro terribile vespa cinese che sta flagellando da anni i castagneti.

 

E proprio dalla lotta biologica al cinipide arriva l'altra buona notizia: il combinato disposto dell'azione del torymus sinensis, l'insetto antagonista naturale della vespa, introdotto con successo sui Cimini, e dalla crescita spontanea dello gnomoniopsis, hanno considerevolmente ridotto l'infestazione da cinipide. Si parla di un crollo intorno all'80%.

 

Il ritorno delle castagne autoctone ha fatto ovviamente crollare l'importazione, che negli ultimi anni ha coperto fino al 90% del fabbisogno. Quest'anno si prevede una riduzione di almeno il 60%. Come sempre avviene in tempi di buona produzione, i prezzi calano. Ad oggi, le castagne sono pagate ai produttori circa 200 euro al quintale, con punte di 220-240 per le pezzature più belle (meno frutti servono per fare un chilo di castagne o di maroni, più il loro prezzo sale). I marroni, a causa della superproduzione, sono pagati più o meno come le castagne, mentre in genere il loro prezzo è nettamente superiore.

 

Sui prezzi incide anche l'andamento stagionale con le temperature spesso sopra la media, che rendono poco 'appetibili' le castagne. Con l'arrivo dei primi freddi, la richiesta dovrebbe aumentare.

 

Insomma, una stagione positiva dopo anni di produzione prossima allo zero, che hanno avuto ripercussioni pesantissime su alcune realtà, in primo luogo il comprensorio dei Cimini, che trae dalla castanicoltura e dal suo indotto un reddito di svariati milioni di euro l'anno. E dove, negli ultimi anni, si sono fermate l’edilizia e altre attività che erano alimentate proprio dal reddito aggiuntivo della castanicoltura.




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