ANNO 25 n° 89
Un albanese ai vertici della banda
Sarebbe stato lui a indurre al suicidio l'imprenditore 37enne Francesco Sensi
che si era pesantemente indebitato con i pusher per procurarsi la cocaina
12/06/2015 - 13:09

MONTALTO DI CASTRO – Un albanese di trentasei anni, Leonard Gorica, sarebbe stato il ferro di lancia della banda di spacciatori sgominata ieri dai carabinieri. Il suo braccio destro, almeno per un lungo periodo, sarebbe stato la moglie. Gorica è una delle otto persone da ieri sottoposte a misure cautelari (cinque a domiciliari e tre all’obbligo di dimora con divieto d’uscire da casa di notte) è l’unico indagato, oltre che di spaccio ed estorsione, anche di morte a conseguenza di altro reato.

 

Un’accusa collegata al suicidio di un imprenditore di trentasette anni, Francesco Sensi, di Pescia Romana, che si impiccò nella sua camera nel febbraio 2014 perché, come si legge nella richiesta delle misure cautelari firmata dal pubblico ministero di Civitavecchia Lorenzo del Giudice, era pesantemente indebitato con chi gli forniva la cocaina, tanto da essere costretto a consegnare la sua auto a Gorica. Tra l’altro, dalle indagini è emerso che Sensi, prima di suicidarsi aveva venduto al fratello la sua porzione di una casa di famiglia. Tutto l’incasso, circa 50mila euro, sarebbe finito allo spacciatore albanese e ai suoi complici.

 

Tutti gli elementi concorrono a dimostrare come Sensi vivesse in un clima di terrore e spesso, come ha testimoniato la madre, tornava a casa con lividi e tumefazioni sul volto. Una situazione che nel giro di un anno, oltre a rovinarlo economicamente, lo avrebbe annientato psicologicamente, tanto spingerlo a farla finita impiccandosi nella sua camera da letto.

 

Questo uno degli elementi più significativi scaturiti dall’operazione “Sentiero bianco”, che ha portato alla disarticolazione di un’organizzazione dedita allo spaccio di cocaina e hashish sui litorali del Viterbese e del Grossetano. I clienti del gruppo di pusher erano prevalentemente personaggi facoltosi che durante il periodo estivo passavano le vacanze tra Pescia Romana, Capalbio e dintorni. Clienti dai portafogli capaci, in grado di spendere grosse cifre senza battere ciglio.

 

Tra l’altro, Gorica è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine poiché è stato arrestato almeno un altro paio di volte con l’accusa di spaccio. Nella sua abitazione, esattamente un anno fa, fu sequestrato sia il prontuario della “roba” che l’elenco di suoi clienti con accanto il tipo di droga fornita e il relativo costo. Nemmeno tanto fantasiosi i nomi in codice con cui i clienti ordinavano la droga: “olio d’oliva”, “catrame” e via dicendo.

 

Come hanno riferito ieri i carabinieri nel corso di una conferenza stampa, tra i pusher e gli acquirenti non c’era alcun contatto. Gorica e i suoi complici nascondevano la droga lungo il sentiero sterrato vicino alla ferrovia Roma-Pisa che conduce alla spiaggia. Per passare inosservati, alcuni di loro si facevano accompagnare dai figli di pochi anni per simulare un’innocente passeggiata verso il mare. I clienti, informati del nascondiglio, ritiravano la droga e lasciavano i soldi. Tanti soldi. Fino all’alba di ieri, quando un centinaio di carabinieri hanno compiuto il blitz che ha posto fine all’attività di Gorica e i suoi complici.

 

 




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