ANNO 25 n° 110
I computer del professore in mano ai Ris
Il fratello, intervistato da “Chi l'ha visto?”, conferma presenza di una donna

di Alessia Serangeli

VITERBO – Per risolvere il giallo della scomparsa di Leonello Catalani sono impegnati i carabinieri del maresciallo Paolo Lonero e del maggiore Raffaele Gesmundo, ma anche i Ris di Roma e, in prima battuta, pure il Ros. 

Gli uomini del raggruppamento operativo speciale erano stati di grosso aiuto per individuare il telefono cellulare dell'architetto di Soriano nel Cimino. “L'intercettazione della cella da parte del gestore di telefonia dava una localizzazione troppo ampia, mentre le apparecchiature in dotazione al Ros consentono di circoscrivere l'area specifica”. E, infatti, mercoledì 20 novembre – tre giorni dopo la sparizione – i militari dell'Arma avevano trovato la sua Peugeout 206 station wagon di colore azzurro chiaro con all'interno il cellulare e una scatolina di plastica contenente la patente di guida e la somma contante di cento euro. La metà esatta della cifra ritirata un paio di giorni prima allo sportello della sua banca. Perché il professore di Storia dell'arte dell'istituto Midossi di Civita Castellana non aveva bancomat né carte di credito. E, anche per questa ragione, è difficile ipotizzare che possa essersi allontanato di molto: dove può essere andato con soli cento euro in tasca? 

L'ultimo ad avere un contatto con lui è stato il fratello Vincenzo. Erano le 14 di sabato 16 novembr. “L'ho chiamato per avvisarlo che stavo per andare a trovare (Leonello, a differenza dei familiari che abitano a Soriano, vive in una graziosa villetta progettata da lui stesso nella frazione di Sant'Eutizio, ndr). Mi ha detto che stava per uscire perché aveva un appuntamento a Viterbo”. A confermarlo è lo stesso Vincenzo alle telecamere della trasmissione “Chi l'ha visto?”. “Ho insistito con la scusa che dovevo prendere un po' di salvia e, allora, mi ha detto che mi avrebbe aspettato”.

Ma quando Leonello gli apre la porta, il fratello rimane sorpreso. “Aveva indosso abiti dismessi, non era ancora pronto per uscire, dunque non capivo tutta quella fretta tradita dal tono di voce”. 

Il giorno successivo, domenica 17, non si presenta al pranzo dagli anziani genitori come era solito fare. “Intorno alle 14,30 l'ho chiamato sia al telefono di casa che sul cellulare: entrambi squillavano ma non mi ha risposto”, ha raccontato ai microfoni dell'inviato Massimo Terranova il fratello minore Dino. “Lì per lì non mi sono preoccupato più di tanto”. Ma avrebbe iniziato a farlo di lì a breve. 

“Il lunedì – ha spiegato Dino - mi chiamano dalla scuola per dirmi che non si era presentato e mi sono rivolto ai carabinieri per sporgere denuncia”. 

Nel mistero più fitto della sparizione di Catalani, un dato emerge chiaro: negli ultimi tempi non era più lo stesso. “Aveva diradato le visite dai genitori, diceva che era impegnato. Sicuramente – ha detto a Chi l'ha visto? Il fratello Vincenzo c'era una presenza femminile”. 

Anche un'alunna ha raccontato di un particolare che l'aveva colpita. “Ricordo di averlo visto con la barba incolta e i capelli lunghi, lui li rasava sempre. Era sempre molto curato, anche nell'abbigliamento. Quel giorno, era il 14 novembre indossava una felpa”. 

Intervistato sempre dalla trasmissione prima citata il preside dell'istituto Midossi ha parlato del professor Catalani come di una “persona impagabile; una perdita immensa che spero sia solo momentanea”. 

Nel frattempo le indagini proseguono a tamburo battente. Adesso, in particolare, si aspetta una parola chiave. E cioè due password: quelle del computer fisso e del portatile rinvenuti nella villetta di Sant'Eutizio e sequestrati su ordine della Procura (il sostituto titolare delle indagini è Renzo Petroselli), che li ha spediti ai carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Roma per riuscire ad estrapolare i codici. I pc, forse, potranno rivelare verità finora celate. Forse.




Facebook Twitter Rss