ANNO 25 n° 107
I viterbesi che vanno a Sharm El-Sheik
In partenza nonostante il terrorismo: pure oggi voli per la località sul Mar Rosso

VITERBO – Sembra incredibile, ma c'è chi non rinuncia alle vacanze al caldo nonostante il luogo di destinazione, in questo periodo, non sia solo caldo, ma addirittura bollente. Gli italiani – e i viterbesi – continuano a partire per Sharm El-Sheik, la località sul Mar Rosso che da paradiso per i turisti si sta trasformando in incubo, perché sotto la minaccia del terrorismo.

 

Ad una settimana da quello che ormai sembra sicuro sia stato un attentato (l'esplosione in volo dell'Airbus 321 della Metrojet, con 221 persone a bordo, tutte morte), non s'arresta il flusso d'andata verso la cittadina egiziana. E nonostante qualche Paese (Russia, Gran Bretagna, Irlanda) abbia sospeso i collegamenti aerei verso Sharm, l'Italia – come altri Stati occidentali – ha soltanto attivato maggiori misure di sicurezza. E il ministero degli Affari esteri si è limitato a ''scongliare i viaggi nella zona'', così le agenzie di viaggio e i tour operator hanno continuato giustamente a vendere i pacchetti viaggio.

 

Così, mentre c'è una sacco di gente bloccata all'aeroporto mediorientale (20mila inglesi, per esempio, ma anche 1400 italiani) che non riesce a tornare a casa, qui c'è gente che va.

 

Alcune partenze – tra cui alcuni viterbesi – già stamattina, volo charter da Fiumicino, arrivo a Sharm El-Sheik, trasferimento in uno dei tanti resort sul mare, tutto incluso: con poche centinaia di euro è passata la paura. A quanto risulta a Viterbonews24, qualche coraggioso (o folle, o furbo, dipende dai punti di vista) ha prenotato persino negli ultimi giorni, dopo l'attentato all'Airubs russo. Magari sperando di incontrare una tariffa superscontata. E facendo affidamento sul calcolo delle probabilità: se è appena successa una tragedia, è difficile che se ne verifichi subito un'altra...

 

Certo è che secondo le ricostruzioni dei servizi segreti occidentali (Cia e MI5 in particolare), l'aereo Metrojet è esploso ad alta quota dopo essere decollato da Sharm, sulla rotta che l'avrebbe portato a San Pietroburgo, in una località desertica. Dalle registrazioni della scatola nera recuperata si avverte il boato, un boato che – secondo gli esperti dell'aviazione – non poteva essere provocato da altro che da una bomba. Magari imbarcata nella stiva (o come bagaglio a mano) proprio dall'aeroporto egiziano. Forse con la complicità del personale di terra, e questo – insieme alla presenza di alcuni gruppi terroristici legati all'Isis lungo la penisola del Sinai – apre scenari inquietanti anche per il futuro. Ai viaggiatori italiani e viterbesi più scafati, evidentemente, importa poco. Buon viaggio, e in bocca al lupo.




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