ANNO 25 n° 117
A Canino due killer dei Patania
Arrestati all'alba di oggi durante il blitz della Squadra mobile di Vibo e Viterbo
20/11/2012 - 18:19

VITERBO – Termina a Canino, con l’arresto di due killer assoldati dalla ‘ndrangheta, l’operazione partita da Vibo Valentia che ha documentato lo scontro sanguinario tra la cosca Patania di Stefanaconi, legata ai Mancuso di Limbadi e contrapposta alla Società di Piscopio vibonese.

Su disposizione della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, il blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo (supportati dai militari dello Squadrone Cacciatori e della Compagnia speciale, e dai colleghi dell’ottavo Nucleo elicotteri) è scattato all’alba di ieri mattina, quando sono state fermate tredici persone, considerate responsabili di una serie di omicidi e tentati omicidi compiuti nell’ambito di una faida in corso tra famiglie di ‘ndrangheta. I provvedimenti sono stati eseguiti in varie località delle province di Vibo, Reggio Calabria, e a Canino. Qui, ad operare, sono stati chiamati gli uomini della Squadra mobile, diretti sul posto dal vicequestore Fabio Zampaglione (che ben conosce la “materia”).

I fermati. I presunti killer sottoposti a fermo sono: Giuseppe Patania, di 32 anni, residente a Stefanaconi; Giuseppina Iacopetta (58), residente a Stefanaconi e vedova di Fortunato Patania, ucciso a Stefanaconi il 18 settembre 2011; Cristian Loielo (22), residente a Gerocarne; Nicola Figliuzzi (22), residente a Gerocarne; Francesco Lo Preiato (26), residente a San Gregorio d'Ippona; Francesco Alessandria (42), residente a Sorianello; Alessandro Bartalotta (21), residente a Stefanaconi; Giovanni Battista Bartalotta (54), residente a Stefanaconi; Giovambattista Bartalotta (32), residente a Stefanaconi; Salvatore Lopreiato (52), residente a Stefanaconi; Mauro Graziano Uras (41), residente a Canino.

Il blitz della Squadra mobile di Vibo e Viterbo a Canino. L’ora x è scattata alle 4, quando i poliziotti calabresi, insieme ai colleghi del capoluogo diretti da Zampaglione, hanno fatto irruzione nelle abitazioni di Vasvi Beluli, 30 anni, macedone, ed Arben Ibrahimi (28), slavo. L’inchiesta, coordinata dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, ha fatto luce su vari episodi di omicidi e tentati omicidi verificatisi negli ultimi mesi a Vibo e tutti riconducibili al gruppo Patania di Stefanaconi, che si avvalevano dei due spietati killer di origini Est-europea. Le indagini che hanno portato all’identificazione dei due sicari, in particolare, erano stato avviate dalla Squadra mobile del dirigente Turi nel febbraio scorso, in seguito al tentato omicidio del pregiudicato vibonese Francesco Scrugli. E, dalle risultanze investigative, è emerso che a sparare a Scrugli, rimasto ucciso successivamente (durante l’agguato del 21 marzo, ndr), erano stati Beluli e Ibrahimi. Cui il gruppo dei Patania si rivolgeva per gli affari sporchi. I due venivano assoldati per singoli omicidi, per l’esecuzione dei quali godevano di una rete di assistenza criminale, assicurata dagli altri sodali del gruppo di Stefanaconi. Le indagini hanno inoltre evidenziato che, per la commissione di omicidi, i due stranieri si accontentavano di poche migliaia di euro.

“Nei confronti dei due stranieri – si legge in un comunicato stampa diramato dalla Questura - è stato eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale Antimafia, per i reati di tentato omicidio e porto illegale di armi e munizioni, con l’aggravante del metodo mafioso”.

Come accennato all’inizio, il capo della Mobile viterbese, che ha collaborato in prima persona alla cattura dei due sicari, ben conosce il modus operandi delle cosche malavitose. “Assoldare killer stranieri non rientra nei metodi delle mafie; tuttavia non essendo conosciuti i due potevano agire indisturbati sul territorio”, ha detto Zampaglione che, tra l’altro, durante il blitz si è trovato ad operare con alcuni dei vecchi colleghi vibonesi, con cui ha lavorato quasi sette anni come vice-dirigente della Squadra mobile del Comune calabrese prima di giungere a Viterbo.

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