ANNO 25 n° 89
I gestori dell'atriturismo il Castellaccio dal gip
Ieri l’interrogatorio di Oliviero Cherubini; oggi tocca a madre e figlie; il padre è ai domiciliari. Ascoltato anche il carabiniere rimasto coinvolto nella maxi operazione
28/06/2013 - 04:00

VITERBO – Più di un’ora e mezza. Tanto è durato l’interrogatorio di garanzia di P.C., il militare dell’Arma in servizio alla Compagnia di Tuscania arrestato all’alba di martedì nell’ambito dell’operazione Drum. Per lui l’accusa è spaccio di droga: gli inquirenti sono convinti che faccia della nutrita rete di pusher facenti capo alla famiglia proprietaria dell’agriturismo “Il Castellaccio”, in località San Savino (sulla strada Martana) e di tre forni utilizzati quali terminali della fiorente attività di spaccio.

Ma lui, il carabiniere, respinge le accuse. Ieri mattina, davanti al giudice per le indagini preliminari Salvatore Fanti e al pubblico ministero Renzo Petroselli (titolare del fascicolo), ha cercato di chiarire la sua posizione, rispondendo puntualmente a tutte le domande. Il gip, tuttavia, si è riservato sull’istanza di scarcerazione presentata dal suo avvocato difensore. “Attendiamo il parere del pm”.

Davanti al giudice Fanti, ieri mattina, anche Oliviero Cherubini, il figlio trentenne di quelli che sono considerati a capo dell’organizzazione criminale: C.G., che ai domiciliari per motivi di salute, e la moglie B.M.T.. Il giovane, a differenza di P.C., si è avvalso della facoltà di non rispondere; mentre sono in programma per oggi gli interrogatori di B.M.T. e delle altre due figlie C.S. e C.S..

Prosegue nel frattempo la caccia ai tre pusher romani che si erano resi irreperibili al momento del blitz.

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