ANNO 25 n° 88
Maxi blitz dell’Arma, scoperto traffico di droga per oltre un milione di euro
Eseguiti 61 arresti e 110 perquisizioni; quattrocento i carabinieri impegnati
25/06/2013 - 16:59

VITERBO – Sessantuno arresti; centodieci perquisizioni; e oltre due chilogrammi di droga sequestrata. Quattrocento carabinieri, unità cinofile e un centinaio di mezzi, elicottero compreso, sparsi in mezza provincia viterbese.

Questi, in estrema sintesi i numeri dell’operazione denominata “Drum” che ha permesso di sgominare una vasta ed articolata organizzazione criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta, in particolare “una vasta rete dedita al traffico di sostanze stupefacenti tra la città dei papi e la capitale, sono stati effettuati anche a Latina, ad Ascoli Piceno, Milano ed Urbino”.

In provincia di Viterbo i militari hanno operato oltre che nel capoluogo anche nei comuni di Tuscania, Marta, Montefiascone, Arlena di Castro e Capodimonte, mentre a Roma nei quartieri San Basilio, Cassia, Olgiata, Monte Mario, Trionfale e Acilia, e sul litorale ad Ostia ed a Civitavecchia.

“Durante lo sviluppo dell’attività di indagine – hanno spiegato i carabinieri - erano già stati arrestati in flagranza di reato 11 pusher e sequestrate rilevanti quantità di sostanze stupefacenti tra cui cocaina, hashish e marijuana”.

Al centro dell’indagine una famiglia originaria di Marta che gestisce un agriturismo ed alcuni forni in provincia di Viterbo, utilizzati dai componenti della famiglia per l’occultamento dello stupefacente, in gran parte importato da Roma, e la lavorazione ed il taglio delle sostanze: in particolare una droga recentemente diffusasi tra i più giovani, denominata “Amnè”, ottenuta da alcune qualità di marijuana imbevute di eroina e metadone, che oltre a creare rapida dipendenza provoca negli assuntori pericolosissime amnesie.

La famiglia al vertice dell’organizzazione criminale, padre, madre e 3 figli, così come appurato durante lo sviluppo delle indagini, poteva contare per la distribuzione al dettaglio dei vari tipi di stupefacente nella Tuscia su di una vasta rete di pusher, molti anche legati a loro da vincoli di parentela, quindi ritenuti più affidabili.

Tutti i principali affari con le diverse organizzazioni romane che vendevano lo stupefacente alla famiglia erano conclusi esclusivamente da un appartenente di quest’ultima. Fondamentale per garantire per molto tempo l’impunità dell’organizzazione criminale, la copertura con la quale la famiglia mascherava i traffici illeciti, ovvero la gestione di un grande agriturismo e la conduzione di tre forni.

I traffici di cocaina e marijuana si mischiavano così con quelli di farina, balle di fieno ed animali: al telefono i capi dell’organizzazione facevano ordinativi importanti di stupefacenti utilizzando frasi tipo: “sono arrivate le pecore”, “mi devi pagare le balle di fieno”, “mi servono i pali per il recinto”, “per questo fine settimana portami più farina”. Gli interlocutori erano referenti delle più importanti organizzazioni legate al traffico degli stupefacenti della capitale: la “famiglia” aveva contatti sia con i clan di San Basilio che con chi gestisce il mercato della droga all’Olgiata o sul litorale.

A portare la droga da Roma all’agriturismo viterbese numerosi corrieri, assoldati anche occasionalmente tra persone incensurate ed anziani in difficoltà economiche.

L’enorme estensione dei terreni agricoli dell’agriturismo e dunque gli innumerevoli nascondigli per la droga hanno permesso per molti anni alla “famiglia” di gestire enormi flussi di stupefacenti riuscendo sempre ad eludere i controlli delle forze di polizia.

L’indagine ha consentito anche di scoprire alcune rotte dello spaccio che da Roma giungevano fino nelle Marche ed in Lombardia.

Nel corso delle oltre cento perquisizioni effettuate nella notte nei confronti delle persone destinatarie di ordine di custodia cautelare e di altri soggetti emersi nel corso dell’indagine, i Carabinieri hanno sequestrato un chilo e 200 grammi di hashish, 60 grammi di marijuana, numerose dosi di cocaina, 2 piante di canapa indica e 51.500 euro, ritenuti l’illecito provento dell’attività di spaccio arrestando altre 3 persone in flagranza di reato.

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