ANNO 25 n° 117
I cittadini senz'acqua non pagano le bollette
Un crescente numero di cittadini rimasti a secco sta passando alle vie di fatto
07/01/2013 - 09:23

VITERBO - Non è servito alcun passaparola né che qualcuno lanciasse l'idea sui social network. E' bastata l'incazzatura per non poter utilizzare l'acqua per scopi alimentari e nemmeno per lavarsi i denti a far decidere un numero crescente di persone di non pagare le prossime bollette della Talete. La ''disubbidienza'' verrà attuata quando arriveranno le richieste di pagamento dei consumi relativi al mese di gennaio. Cioè da quanto l'acqua è stata dichiarata non potabile. 

''Io non pagherò più le bollette'' diceva ieri mattina una donna in coda all'ufficio postale del Pilastro. ''Nemmeno io. Lo abbiamo deciso ieri sera con mio marito'' le rispondeva l'interlocutrice, visibilmente alterata.

Per sentire affermazioni analoghe, condite con coloratissimi insulti al palazzo, basta girare nei centri commerciali, origliare nei capannelli di persone al mercato, passare davanti alle scuole l'ora in cui gruppi di madri aspettano l'uscita dei figli. E se le cose stanno così a pochi giorni dall'affissione delle ordinanze di non potabilità dell'acqua a causa dell'eccessiva presenza di arsenico, figuratevi cosa accadrà con il passar del tempo.

Le frasi più ricorrenti pronunciate da chi ha deciso di passare senza indugi alla ''disubbidienza'' vanno da: ''Sono dieci anni che il problema è noto, ma non hanno fatto nulla per risolverlo'', oppure a: ''Ricomincerò a pagare le bollette solo quando potrò di nuovo bere l'acqua del rubinetto''.

Quanti attueranno il proposito è tutto da vedere, ma è certo che il tasso di insofferenza verso le istituzioni tra le circa 200mila persone rimaste senza acqua potabile è alle stelle.

Intanto, il presidente della Talete Spa Marco Fedele ha reso noto di aver chiesto al prefetto Antonella Scolamiero, insieme con la Provincia di Viterbo, la convocazione di una riunione urgente per valutare l’opportunità di costituire un’unità di crisi in grado di affrontare le eventuali emergenze che si potrebbero verificare in relazione all'eccessiva presenza di arsenico nell'acqua.

A trovarsi, è proprio il caso di dire, con l'acqua alla gola, sono soprattutto i sindaci che, senza soldi e senza mezzi, dovrebbero riuscire a garantire, attraverso le autobotti o altre iniziative, almeno 6 litri d'acqua al giorno ai propri cittadini.

Qualcuno, come i sindaci di Tarquinia Mauro Mazzola e di Frabrica di Roma Mario Scarnati si sono attrezzati. Il primo con le autobotti e il secondo allestendo 5 cosiddette ''case dell'acqua'', una sorta di distributori alla spina, a spese del comune (5mila euro). dove i residenti possono prelevare gratuitamente l'acqua non gassata. Nelle scuole medie ed elementari ha inoltre istallato degli erogatori mentre le materne sono state dotate di impianti di dearsenificazione. Altri sindaci stanno facendo i salti mortali per attrezzarsi. Anche se i più disperano di riuscirci, almeno nel breve periodo.



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